notizia #1

DEPOSITO SOLVENTI: notizia # 1/2023

TRE OPERE DI FERRUCCIO DE FILIPPI e altri documenti relativi alla sua concezione della lettura e all’uso dei libri nell’opera d’arte.

Cultura prima e seconda, 1972

Fra il 1971 e il 1973, De Filippi realizza una serie di opere che hanno in comune l’inclusione di libri fra i materiali adoperati. Il primo di questi lavori fu concepito in occasione della mostra personale alla galleria Diagramma a Milano, nel marzo 1971. Ispirandosi al Méphistophélès et l’androgyne di Mircea Eliade, l’artista posa per cinque fotografie scattate da Mariella Bolzoni, in una delle non rare performance e azioni private attraverso le quali si muove la ricerca di De Filippi in quel periodo. Negli scatti, l’artista, disteso nudo su una panca e con il pene celato tra le gambe, appare come un ermafrodito còlto in una sequenza di enigmatiche espressioni facciali: l’apatia, la noia, la rabbia, l’abbandono, e un senso di muta sorpresa. Queste immagini — una delle quali comparirà nel catalogo della 8e Biennale de Paris, curata nel 1973 da Achille Bonito Oliva — non furono utilizzate nella mostra milanese, se non per la sola stampa dell’invito. E tuttavia l’interesse per il libro di Eliade conobbe un approfondimento significativo in Ermafrodito (1971), un’opera su carta destinata ad avviare una modalità di ripresa del libro come materiale operativo inerte eppure magnetico, di cui De Filippi farà poi un uso frequente, distinto da quello di altri artisti altrettanto sensibili alla tematica del libro-oggetto. Su una carta 70×100, a sinistra vi è stampato uno dei cinque scatti fotografici dell’ermafrodito in posa, mentre a destra compare la copia a matita della copertina dell’edizione Gallimard del libro di Eliade. Il fatto che De Filippi si limiti, in questo caso, a un ritratto della copertina del libro semplicemente accostato al ritratto fotografico del soggetto umano, equivale all’accantonamento di due possibili approcci al libro come oggetto d’indagine artistica: da un lato, il ready made, che qui troviamo sorpassato nel disegno; dall’altro, l’intervento nel testo e sul testo, ossia l’esercizio di quelle potenzialità di manipolazione, facitura e riscrittura del testo verbale e del libro come oggetto, da cui De Filippi si astiene, e che troveremo un anno dopo classificate alla Biennale del ‘72 nella enciclopedica sezione Il libro come luogo di ricerca, a cura di Renato Barilli e Daniela Palazzoli.

Ermafrodito, 1971

Nel rapporto tra De Filippi e il libro di Eliade, vi è inscritta e coltivata una cautela formale che si può perfettamente intendere come desiderio di non toccare il libro, di porsi all’esterno e a distanza da esso, nella consapevolezza però che questa distanza non è un dato immediato, ma qualcosa che va costruito e messo in opera. Per De Filippi allora, il libro non è tanto un luogo di ricerca del visivo, quanto piuttosto il luogo del distanziamento del visivo, il suolo su cui si comprende quanto è lontana l’immagine dal verbo, con tutto quel che la genera, in tecniche, materia e comportamento. Per questo, l’opera su Méphistophélès et l’androgyne di Mircea Eliade è davvero un d’après, nel senso di un distacco che avviene a partire dalla riduzione del libro a oggetto muto, ottuso e al limite inservibile — come inservibile è ciò a cui si nega l’ubbidienza a uno scopo.
L’anno seguente, in risposta allo stimolo offerto da Mario Diacono a un gruppo di artisti chiamati a ragionare sulla «nascita della fine del libro come arca santa della parola irrilevante»1«bibliologia», evento che si svolse alla Libreria Arcana a Roma il 12 maggio 1972 e a cui presero parte: Sandro Chia, Ferruccio De Filippi, Franco Gozzano, Eliseo Mattiacci, Gianfranco Notargiacomo e Cesare Tacchi, oltre allo stesso Diacono. Le frasi citate tra virgolette sono di Diacono e si trovano in «e/o», fascicolo stampato dalla Officina Grafica Roma nel giugno 1972., De Filippi presenta Cultura prima e seconda, un’azione che coinvolge una copia di L’archeologia del sapere di Michel Foucault (Rizzoli, 1971), che l’artista si lega dietro la nuca, mentre innaffia una pianta di geranio. Diacono commenta: «De Filippi si pronunciava invece sulle parole e sulle cose: stava seduto in terra allineato tra le cose: un vaso di gerani, uno spago, un recipiente per innaffiare, e L’archeologia del sapere di Foucault. sopra di lui erano registrate le parole visive del suo discorso: lui che s’era legato alla nuca L’archeologia del sapere (Rizzoli, Milano, 1971, L. 2800) e aveva agito le cose gettandosi le parole alle spalle, aveva passeggiato a lungo in casa, innaffiando gerani.»
Per Diacono, l’azione di De Filippi è un discorso visivo, reso possibile dall’essersi gettate le parole alle spalle, in posizione irraggiungibile dagli occhi. Qui è chiarissimo che la visualizzazione del linguaggio verbale passa per la sua inerzia — e occorrerebbe indagare le condizioni e il valore di questa inerzia verbale — ovvero la non guardabilità e posizionamento del libro tra gli oggetti muti della vita quotidiana. E giustamente Diacono segnala con precisione tutti gli estremi del libro messo in opera, prezzo compreso.
Può essere, quella di De Filippi, una teoria della lettura che intende l’atto di leggere come scambiabile con l’atto di stare, ovverosia come una attività intransitiva e propriamente locativa, che determina i suoi oggetti (i libri) spazialmente, in modo che il senso di quell’atto possa compiersi solo passando per la circostanza in cui il corpo si trova necessariamente a stare? Più che: “leggere un libro”, allora: “stare (a) un libro”, o: “stare (dalle parti di) un libro”, e così via declinando il rapporto fisico tra persona e libro, e a partire da quel rapporto costituire la (verità della) lettura?

Cultura prima e seconda, 1972

L’equivalenza tra leggere e stare è rafforzata in un’opera del 1973 esposta alla galleria La Salita, e il cui carattere enigmatico si annunciava fin nel titolo: Cosa significa il responso dell’oracolo? — domanda che troviamo stampata su di una cartolina che l’artista inviava a un numero ristretto di corrispondenti e sulla quale compariva l’immagine del Tesoro degli Ateniesi nel santuario di Delfi, elemento che insiste sul carattere archeologico dell’atto artistico. L’opera è una complessa installazione che comprende anche elementi di carattere spiccatamente simbolico: tele di lino alle pareti con su applicate delle fotografie che ritraggono individualmente l’artista, la sorella e il cognato; quaderni e libri coperti con lastre di vetro e di rame; la copia di una testa di terracotta sumera; una sedia su cui siede l’artista in persona, con i piedi nudi ricoperti da forcine per capelli, sugli occhi due placche di rame e sulle ginocchia un libro aperto. Di nuovo, la lettura è assorbita nella negazione del vedere e nella posizione del corpo, che qui è immobile e concentrato. Però contemporaneamente il senso di quella concentrazione — paradossale poiché priva di effetto — si trova traslato nella presenza statica e inesplicata degli oggetti, fra cui i libri, intorno al corpo di chi (non) legge. In questo caso, i libri erano: La ricerca antropologica di Joseph B. Casagrande, Einaudi 1966; e tre libri di Claude Lévi-Strauss: Dal miele alle ceneri, Il Saggiatore 1970; Razza e storia e altri studi di antropologia, Einaudi 1967; Antropologia strutturale, Il Saggiatore 1967. [PP]

Che cosa significa il responso dell’oracolo, 1973

Le opere di Ferruccio De Filippi e altri documenti relativi alla sua concezione della lettura e all’uso dei libri nell’opera d’arte rimarranno esposti nello spazio di DEPOSITO SOLVENTI a Roma in via Flaminia 58 per tutto il mese di gennaio e metà febbraio del 2023. Visite solo su appuntamento scrivendo a: depositosolventi@gmail.com oppure a info@pasqualepolidori.net

L’esposizione delle opere di Ferruccio De Filippi contribuisce a Specific Reading Conditions, il percorso operativo elaborato da Michele Zaffarano, Luciano Neri e Pasquale Polidori con l’intento di esplorare i significati, i modi e le possibilità effettive della lettura d’autore (il reading letterario) oggi.
Il titolo, che proviene da un manifesto di Ulises Carrión, indica e comprende due reading — basati su testi di Zaffarano e Neri, e realizzati in collaborazione con Polidori — che evadono dalle condizioni definite della lettura eseguita in pubblico da un autore, forzandone le dimensioni consuete, e aprendosi a esperienze di lettura che si svolgono nell’arco di un anno quasi, eseguite non solo dagli autori, in spazi pubblici e privati, perdendo le coordinate di inizio e di fine, variando la durata, il mezzo e la modalità esecutiva, e arrivando paradossalmente anche all’assenza di un pubblico.

Specific Reading Conditions è un progetto reso possibile dalla collaborazione tra DEPOSITO SOLVENTI, AOCF58 – Galleria BRUNO LISI e la Biblioteca di Lingue e letterature straniere moderne della Sapienza Università di Roma.

dal 23 gennaio al 12 febbraio
Michele Zaffarano, PERIODO IPOTETICO, a cura di Pasquale Polidori
AOCF58 – Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 Roma

dal 18 febbraio al 4 marzo
Luciano Neri + Pasquale Polidori + Laboratorio Autoreverse, READING AUTOREVERSE, con Alessia Cipro, Chiara Dragone, Claudia Fabi, Alice Granata, Sonja Ilic
AOCF58 – Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 Roma

17 febbraio
POMERIGGIO SPECIFIC READING CONDITIONS — Un tè in biblioteca, con Carmen Gallo, Luciano Neri, Gian Luca Picconi, Cesare Pietroiusti, Chiara Portesine, Irene Ranzato, Michele Sganga, Antonio Syxty e altri. A cura di Pasquale Polidori e Michele Zaffarano.
Biblioteca di Lingue e letterature straniere moderne, Sapienza Università di Roma, edificio Marco Polo, 2° piano, Circonvallazione Tiburtina, 4 Roma

Grazie a: Enrico Colantoni, Angelo Marotta, Michele Sganga, Lumi edizioni musicali Roma, Bibliotèq Tea Shop Roma, Tic Edizioni.

DEPOSITO SOLVENTI
una specie di archivio

DEPOSITO SOLVENTI è una specie di archivio dedicato alle interferenze tra arte visiva, scrittura ed esperienze traduttive. Vive di debiti, conversazioni e contributi operativi di varia materia e linguaggio.
DEPOSITO SOLVENTI si trova a Roma in via Flaminia 58 e fa parte dell’associazione culturale AOCF58. È visitabile su appuntamento scrivendo a: depositosolventi@gmail.com oppure a info@pasqualepolidori.net.
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